Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: sviliti e avviliti

Scritto da Stefano Auteri  | 

“Fare più punti da qui alla sosta”. Era questo l'obiettivo, era questo ciò che Toscano aveva chiesto, pensando che i presupposti fossero diversi rispetto alla gara di Messina o a quella contro la Turris e il Latina, ma così non è stato. Il Catania spreca l'ennesima occasione, svilisce la scelta di preservare in Coppa la prima squadra per permetterle di fare grandi cose in campionato, dove invece dimostra di non aver ben capito come si deve scendere in campo per 90 minuti in una piazza come Catania. Il secondo tempo non giocato contro la Cavese è la dimostrazione di come i rossazzurri siano ancora lontani dalla giusta interpretazione delle gare, perchè al posto di voler azzannare la giugulare ed evidenziare tutto il proprio valore si sono seduti gestendo un misero gol di vantaggio. Si potrebbe anche parlare di fatiche di giocatori che hanno tirato la carretta, ma non è ammissibile, e del resto in questa stagione il Catania non ha mai “asfaltato” gli avversari, concedendo sempre tempi, o parti di essi, a cali di tensione.

Deve essere chiaro: così non si va da nessuna parte, ma il riferimento non è al primo posto, quanto ad una crescita e ad una piena maturità in campo che ancora mancano. La frustrazione prende il sopravvento in una piazza ancora una volta illusa e delusa, ma forse bisogna anche fare i conti con un altro ragionamento. Forse bisogna domandarsi se il massimo che il Catania può fare sia proprio questo. Forse la squadra ha limiti fisici e mentali che non le permettono di fare quel salto e quel filotto idealizzato da società e tecnico; forse bisogna pensare al mercato, o forse no, perchè dipenderà dalle partenze di chi non gioca e si gode lo stipendio, dipenderà da Pelligra e dagli umori dei Canguri che tra un saltello e l'altro dovranno decidere se dimostrare qualcosa o tirare i remi in barca. Forse i limiti sono della stessa società. Troppi dubbi, troppe incongruenze e sempre la solita solfa: perchè Catania non può ambire serenamente, non può onorare giustamente il proprio pubblico e deve sempre fare i conti con problemi di varia natura? 

E dire che per la seconda volta in stagione Toscano aveva confermato lo stesso undici sia tatticamente che come interpreti, evento che si era verificato solamente a cavallo di Benevento e Juventus Next Gen. In entrambi i casi c'erano degli adattamenti, delle emergenze e delle situazione su cui lavorare per migliorare, ma nella prima circostanza in tutti i novanta minuti non era mancata la determinazione. 
 

Cosa ci riserverà dunque questo campionato? Difficile dirlo perché seguendo un filo di speranza ci si potrebbe appigliare ad una frase spesa da Toscano nel post partita: “Per valutare il carattere di questa squadra voglio attendere il recupero di tutti i giocatori”. Da un lato una presa di tempo velatamente (ma neanche tanto) giustificatoria, dall’altra una realtà di fatto visto che i giocatori più carismatici sono stati abbracciati dalla malasorte. Il problema è che Di Tacchio non rientrerà prima di gennaio, il vero Lunetta a ridosso delle feste, mentre De Rose e Sturaro ancora sono al 60%, con quest’ultimo dovrà convivere nei prossimi giorni con il senso di colpa per un errore, anche questo, avvilente. Insomma l’ottimismo generato da Trapani e Avellino e difeso con riserva dopo la Coppa Italia ha subito l’ennesimo scossone; a dicembre, come ad ottobre, il tecnico parla ancora di necessita di maggiore cattiveria; la squadra continua a fare punti con le grandi e perderne con le piccole, e forse il più grande controsenso è semplicemente uno: il percorso giusto del ‘progetto Toscano‘ potrebbe anche essere biennale, ma Catania ce la farà ad attendere? E poi il Gruppo Pelligra quanto vorrà investire e cosa vorrà fare nei prossimi mesi?