Un filo conduttore lungo mezza stagione: al Massimino il Catania soffre
"Il Massimino dovrebbe essere la nostra fortezza, e invece così è la nostra debolezza". Sono parole pesanti, dette nel recente passato dal vicepresidente Vincenzo Grella, precisamente nella conferenza stampa post Avellino terminata 0-2 tra fischi, non diversamente da ieri sera alla fine. Solo che da quella partita sono passati esattamente tre mesi, e l'ex Cibali continua ad essere una trincea scoperta. Non facile da conquistare, ma quasi. E non è certo colpa di una atmosfera anzi rinfrescata dall'arrivo di Lucarelli inizialmente e dal mercato dopo.
Sono numeri. 15 punti in 11 partite giocate: 4-3-4 sono le vittorie, i pareggi e le sconfitte. Con Tabbiani non si riusciva a trovare la via della rete contro squadre chiuse, con il tecnico ex Livorno i gol arrivano ma si soffre comunque la disattenzione difensiva in tante occasioni, le idee spesso poco chiare tatticamente come contro una squadra in 10 e sicuramente non superiore tecnicamente.
12 reti fatte e 10 subite in un teatro che storicamente ha sempre visto il Catania costruire i propri successi: i rossazzurri mediamente fanno poco più di un gol a partita e lo subiscono quasi sempre, sono statistiche.
Il mercato non è ancora finito e presto arriverà il botto finale, ma l'effetto rinnovamento rischia di sfumare subito se i risultati continueranno ad essere così altalenanti. Mancano ancora 9 match da affrontare al Massimino, compreso il ritorno di coppa, e non si può certo pensare di lasciar perdere il campionato per pensare solo ad un 28 febbraio che deve dare un senso vero ad una stagione: anche perché appunto si giocherà in casa, come l'eventuale e sperato ritorno della finale contro Padova o Lucchese…