Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Non deve essere "ineluttabile"

"Ineluttabile" è una parola dal significato duro, ma preciso: crudo. "Ineluttabile" non è solo l'inevitabile: è l'inevitabile elevato a potenza cubica. Una forza talmente imponente e incredibilmente indescrivibile che va oltre: "ineluttabile" non è solo l'inesorabile. E' ciò contro cui non si può neanche lottare. Ma neanche lontanamente. "Ineluttabile" è anche uno dei termini presenti all'interno di una determinata documentazione relativa al Calcio Catania: "ineluttabile" è il suo destino. "Ineluttabile", nella fattispecie, si legge, sarebbe il fallimento, per nulla "mera ipotesi", quanto "destinazione quasi", appunto, "ineluttabile", in caso di mancato accordo con uno degli enti istituzionali (con conseguenti problemi legati al passaggio societario). Ora, fermiamoci un attimo.  "Ineluttabile" lo sarebbe, sì, davvero. Che ci crediate o no: queste parole esistono. Esistono e non solo: esistono non per colpa di chi sta operando nel presente in funzione del futuro. Non per responsabilità di chi ha salvato il salvabile a fine luglio. Questa parola, "ineluttabile", brutta, bruta, spregevole, esiste perché prima si è celato il senso ultimo di distruzione dietro  a un amore solo sbandierato. Dietro alle transazioni, dietro ai telefoni sotto controllo e alle risorse (un giorno, magari, ci spiegheranno tutto). "Ineluttabile" è il colpo al cuore che proviene dalla lettura di termini simili. "Ineluttabile" sarebbe la fine di ogni progetto, di ogni sogno. "Ineluttabile" è l'umiliazione continua e costante consumata nelle stagioni passate che qualcuno sta provando in tutti i modi, da luglio, a cancellare portando a compimento un passaggio societario superando ostacolo dopo ostacolo. Risuona ancora una volta, ticchettio insopportabile, suono di campana incessante: "ineluttabile". Non può esserlo: non deve esserlo.