FOCUS: la decisività dei subentranti
La panchina del Catania cambia le partite
Lancio per Russotto, stop e appoggio per Jefferson che chiude il triangolo con lo stesso numero 7, palla al centro ancora per la punta e tiro poi ribattuto a rete da Palermo. Tre protagonisti nell'azione del 2-0 sul Paternò, tutti con una cosa in comune: l'essere entrati in campo nel secondo tempo. Bisogna partire da qui, dall'analisi di un Catania per cui le belle parole si sprecano, e che ormai mette in discussione il concetto di titolarità dei suoi effettivi.
20 reti segnate da subentranti su 54 totali fanno già specie, perché sono praticamente più di un terzo. C'è da aggiungere altro? Sì. I due migliori cannonieri rossazzurri sono Jefferson e Palermo, uomini simbolo dei cambi a gare in corso che le partite le cambiano per davvero: il primo con 7 reti tutte nei secondi tempi (l'ultima però a dirla tutta, 3 mesi e mezzo fa) recita ancora il ruolo di miglior marcatore, il secondo è sempre l'uomo a cui Ferraro si affida per dare il cambio passo alla mediana, trovando spesso e volentieri ragione.
Un concetto, quello della formazione composta da ben più di 11 titolari, da avvalorare se si pensa alla regola ormai consolidata delle cinque sostituzioni, di fatto la possibilità di cambiare la metà dei giocatori di movimento: oltre che una ulteriore forza per le rose nel complesso molto eterogenee e complete. Un ulteriore merito a Ferraro, nel comprendere le "fibre" dei suoi effettivi ed impiegarle al meglio nel corso della stagione, oltre che nel saperle gestire.