Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: "L'effetto Sturaro si tinge di Rosso"

Scritto da Stefano Auteri  | 

Nei giorni antecedenti alla sfida contro il Monopoli avevamo sottolineato un dato e cioè che al Catania aveva pareggiato appena due volte nelle 14 gare precedenti e che qualche segno ‘x’ non avrebbe fatto male. Ecco ci fa piacere essere ascoltati, ma fino ad un certo punto, visto che nelle 4 gare successive gli etnei hanno messo a referto 3 pareggi ed una sconfitta, dimostrando di non ricordarsi più come si vince. L’ultimo, ed unico, successo del nuovo anno risale alla sfida del 13 gennaio contro il Brindisi, tra l’altro l’ultimo acuto al Massimino dove Chiricó e compagni hanno ottenuto solo 16 punti sui 36 a disposizione

Letta così, avvalendosi solamente dei freddi numeri, la gara con la Casertana sembrerebbe il quadro clinico di un paziente in stato comatoso, ma in realtà non é stato proprio così e non lo è stato soprattutto in inferiorità numerica. Se il primo tempo ha rispecchiato la “noia” fresca vincitrice di Sanremo, nella ripresa, occasioni alla mano, il Catania ha meritato di vincere più degli avversari ma così non è stato. E allora i fischi a fine partita sono giustificati o ingenerosi? Difficile dirlo. Considerando gli episodi di una partita in cui la squadra lasciata in dieci dall’ingenuità del suo leader (lanciato mediaticamente al pari Amstrong sulla luna) ha comunque reagito nella ripresa dimostrando carattere, forse qualche critica poteva essere risparmiata; ma lo stato d’animo della tifoseria è comprensibile. Più volte si è detto di voler coltivare un sogno, più volte si è sottolineata la necessità di fare in dieci giorni ciò che gli altri fanno in un mese, più volte si è parlato di giocatori strutturati arrivati dal mercato, ma dall’inizio del 2024 ad oggi il campo non ha confermato le attese.

Parliamo delle scelte. L'aspetto mentale viene ancor prima della condizione fisica, verrebbe da dire e pensare questo in base alle scelte del tecnico etneo che ha deciso di cercare di dare un'impronta caratteriale alla sua squadra mandando in campo dal primo minuto sia Tello che soprattutto Sturaro. Una scelta ponderata e dettata da un'esigenza chiara che ha evidenziato due aspetti: i compagni hanno bisogno di loro; i due sono ancora indietro di forma. Le aspettative sulla carta di tifosi e addetti ai lavori erano alte, visto che i rossazzurri si proponevano con i nomi importanti e la formazione tipo, ma il primo tempo poi non ha rispettato le aspettative. Sturaro non ha la confidenza con la squadra e con il ritmo partita, lo si è visto chiaramente in alcuni stop, lanci e palle gestite non da ex giocatore di Serie A. Dall'altro lato, però, c'è la visione di gioco e il proporsi sempre a supporto, cosa che nè Quaini nè Welbeck e Zammarini possono garantire a quel livello. Per Tello il discorso è un po' più complesso, visto che avrebbe avuto spazi e possibilità, e incredibilmente ha concluso la sua partita in crescendo fisico, ma spesso sono sembrate le scelte ad essere poco corrette.

 

La ricerca del carisma prima di ogni cosa, ma nel frattempo bisogna correre, non solo in campo ma anche in classifica perchè il Messina ti ha superato e la zona play off è ancora più distante. L’appigliarsi alle deicisioni arbitrali sulle espulsioni crea alibi non utili, visto che sono stati più ingenui Haveri e Sturaro che esagerati gli arbitri, e se dopo 15 minuti tutta la linea difensiva avversaria è ammonita bisogna sfruttare questa situazione. È ovvio che il senso della stagione e del prossimo anno passano dalla sfida di Coppa del 28, e chiedere di non caricare troppo di significato quella partita sarebbe una boutade. Se andrà bene ci sarà ancora una fiamma da alimentare, altrimenti il rischio di indifferenza, la stessa che ha mostra la Nord al termine del match, rischia di essere altissimo.mo.