Editoriale: “cu mancia fa… neanche le briciole”
‘Cu mancia fa muddiche’ recita un celebre dette siciliano, e di “muddiche” il Catania da luglio ad oggi ne ha prodotte tante perchè enorme è stato l'impegno fra campo ed extra campo, ma se sei “questo” Catania hai anche la capacità di non lasciare nessuna briciola ad avversari o possibili detrattori. Spieghiamoci meglio. Se in campo produci tanto offensivamente, qualcosa potresti concedere in fase difensiva, magari ogni tanto potresti rischiare di andare sotto (o sei andato sotto), ma alla fine lo strapotere tecnico, fisico e di organico annulla tutto e rende infelici giocatori e tifosi avversari. Stesso discorso vale per la programmazione. Senza tempo per ragionare, con tante cose da fare e con diversi interlocutori da “affrontare" gli errori o le promesse disattese sarebbero potute essere diverse, e invece no. Nessuna chance per dubbiosi e detrattori, e cammino che appare sempre più in discesa.
Anche domenica è andata in scena l'ennesima apoteosi di frustrazione della squadra avversaria, in questo caso un buon Paternò, che ha tenuto bene il campo, si è reso pericoloso colpendo una traversa, ha rimediato qualche applauso, ma alla fine è tornato a casa senza punti. Stesso copione, con sfumature diverse, che è capitato a 13 squadre al Massimino dove Lodi e compagni hanno sconfitto chiunque, dimostrando una forza disumana, oltre che ad una fame costante. Senza perdere la calma il Catania ha assorbito un primo tempo non eccelso, salvo poi sfruttare la solita panchina per liquidare la pratica e
La fame, dunque, come qualità primaria di una squadra e di una società che non si appagano ma vogliono costantemente alzare l'asticella e provare superarsi. Del resto proprio la fame è il filo conduttore che unisce il vento arrivato dall'Australia e un popolo rossazzurro privato del sapore della dignità da avvoltoi lesti ad approfittare della carcassa del Liotru. Un’altra gara é andata, ormai siamo al dolce e manca solo lo champagne.