La missione Catania
Ci sono dinamiche inspiegabili in questo curioso sport. Forse è la parte più bella, perché lo unicizza, non lo sappiamo. Inviteremmo chiunque a dare ad esempio una spiegazione totalmente razionale del ritorno di Cristiano Lucarelli a Catania. Per la terza volta. Spoiler: non c'è.
Non c'è perché non era certo scontato che accettasse di subentrare sulla panchina etnea: a campionato in corso, con una infelice posizione in classifica, in Serie C e una settimana dopo l'esonero sofferto in B. Il Catania lo ha voluto - ha fatto uno sforzo economico importante - e lui ha voluto Catania; ad attenderlo c'è un ri-ritorno molto diverso dalle precedenti avventure sotto l'Etna, questa volta con una società nuova e con progetti, trovando una squadra bisognosa di interventi di carattere psicologici prima di tutto, di agguerrita positività. La città allora lo accoglie con meritati elogi e quel po' di euforia necessaria dopo un triste inizio.
Ma lui accetta con l'istinto, perché è semplicemente la sua natura, non lo si può spiegare a parole. Catania per Cristiano Lucarelli a questo punto è una missione, più che una piazza in cui arriva con grande felicità, al cospetto di una rosa che per certi versi va effettivamente catechizzata. Perché quelli come lui si affidano più all'ispirazione che alla ragione, e così in fondo non si sbaglia mai: ecco perché non c'è la spiegazione razionale. Al tecnico ex Ternana il compito di rialzare la testa a chi l'ha abbassata, con la speranza che questa volta la missione possa davvero compiersi.