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Jimenez-Stoppa: i numeri in contrasto fra primo e secondo tempo, specchio di tutto il Catania

Il Catania visto sabato pomeriggio contro la Cavese ha palesato, come in altre circostanze, una doppia natura visto un primo tempo propositivo e improntato sulla ricerca delle trame offensive, ed una ripresa più dettata alla gestione. Le motivazioni potrebbero essere diverse, compresa quella fisica (vedi Stoppa uscito per crampi), ma la sensazione invece è che sia maggiormente dovuta ad un aspetto mentale che ha portato i rossazzurri ad adeguarsi ai ritmi della Cavese, pensando magari di poter amministrare il vantaggio. A prescindere dalla ricerca delle motivazioni di questo mutamento (aspetto su cui però dovrà confrontarsi attentamente lo staff di Toscano), a supportare la tesi di un diverso atteggiamento intervengono i dati relativi alla partita di due elementi fondamentali per la costruzione di trame offensive: Jimenez e Stoppa.

La differenza delle prestazioni fra primo e secondo tempo dei due giocatori più talentuosi e fantasiosi dei rossazzurri, è notevole, e cerchiamo di analizzarla partendo dai palloni giocati, considerando ovviamente il minutaggio diverso dei due protagonisti con la sostituzione di Stoppa avvenuta al settantaduesimo minuto. 

JIMENEZ -  In un primo tempo molto interessante dal punto di vista del fraseggio centrale, il numero dieci ha toccato 23 palloni riuscendo a verticalizzare con effetti potenzialmente pericolosi in 5 circostanze, e mettendo a referto 3 dribbling. Nei secondi quarantacinque minuti il suo apporto è calato notevolmente. Soli 12 palloni gestiti; appena 2 verticalizzazioni degne di nota e 1 solo dribbling. A questo aggiungiamo la totale mancanza di occupazione degli spazi che è da sempre una richiesta da parte di Mimmo Toscano diretta allo spagnolo.

STOPPA - Sulla stessa falsariga la prestazione dell'ex Sampdoria che dopo un primo tempo da 7 in pagelle, nella ripresa si è letteralmente eclissato. Dei 15 palloni gestiti nei 72 minuti disputati, 12 sono riconducibili alla prima frazione, a dimostrazione di una difficoltà di trovare la giusta posizione dopo l'intervallo. I meriti possono essere attribuiti anche al miglior piazzamento in campo degli avversari, ma il fantasista etneo è sembrato meno voglioso di rendersi protagonista nelle trame offensive. Pochi anche i dribbling: 4 nel primo tempo, solamente 1 nella ripresa; così come le conclusioni visti i 2 tentativi fino al quarantacinquesimo ed il piede totalmente freddo dopo l'intervallo. Insomma questi dati individuali dimostrano come in generale il Catania non abbia evidenziato la stessa densità offensiva, la stessa voglia di fare male e trovare con convinzione la via della rete. Come anticipato in precedenza, sarà fondamentale capire il perchè di questo diverso atteggiamento, poichè giocatori esperti come quelli etnei dovrebbero essere a conoscenza degli immensi rischi che si possono correre nel tenere una partita in bilico senza cercare di chiudere ogni discorso.