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Centrocampo: voglia, mancanze e garra. Da lì passa l'identità del Catania

C'è da premettere subito che un reparto come quello di centrocampo in Serie C è forse l'unico punto che può dirsi sempre complicato da costruire, laddove per "costruire" non si intende solo assemblare, ma anche formare, plasmare e far giocar bene. Assodato ciò, per il Catania in mediana è stato un 2020 fatto di voglia, mancanze e garra. VOGLIA DI RIEMERGERE - Il nuovo anno ha portato al gruppo di Cristiano Lucarelli un 4-2-3-1 ereditato dalle ultime gare del 2019 e maggiormente funzionale alle esigenze di una rosa apparentemente svilita dal calciomercato "del messaggio whatsapp di Natale". Apparentemente, però: perché a gennaio arrivano, proprio a centrocampo, Vicente, Salandria e un Curcio fondamentale nelle due fasi, da alternare in principio a Mazzarani sulla trequarti, ed è proprio grazie a questi innesti (accolti con diffidenza dalla fetta maggiore della piazza) che il Catania rinasce, con quella voglia di cui parlavamo prima. A sorprendere è la capacità di inserimento in un contesto non semplicissimo di Vicente e Salandria, dal 9 febbraio, per Cavese-Catania 0-1, sempre insieme da titolari, eccezion fatta per Picerno-Catania del 26 febbraio e Catania-Vibonese dell'1 marzo. Poi il Covid e tutto ciò che sapete: rimane la sensazione di sfrontatezza di una squadra che a centrocamo aveva convinto tutti, fermata sul più bello da due situazioni assurde. La pandemia globale e il quasi fallimento. TRA MANCANZE... - Costruire una squadra dopo il miracolo compiuto dalla SIGI, per tempistiche e disponibilità, non era semplice ed è stato ribadito in più salse. La parola chiave della seconda parte del 2020 è stata senza dubbio "mancanze", in diverse declinazioni. Innanzitutto quella relativa alla mancata, appunto, riconferma di Marco Biagianti: tra polemiche a distanza e una conferenza d'addio al calcio che tutti, a Catania, ricorderanno. Certo è che a distanza di qualche mese fa ancora strano non vederlo in campo. Per il resto, con il cambio di guida tecnica il club rossazzurro ritorna ad un 3-5-2 destinato a diventare, magari nel 2021 con maggior costanza, il 3-4-3 classico di Giuseppe Raffaele. Salandria viene ceduto alla Viterbese, va via anche Rizzo, in scadenza. Rimane Dall'Oglio, mentre per Curcio si aprono le porte della rinascita definitiva a Foggia. E c'è un elemento, tra tutti, destinato a cambiare le sorti della seconda metà di anno: Nana Welbeck. E' da lui che il Catania costruisce la sua identità a centrocampo, insieme a Giacomo Rosaia, giocatore che Baldini aveva più volte definito "imprescindibile", a ragion veduta. L'altra declinazione di "mancanza", però, riguarda Luis Alberto Maldonado, a disposizione dopo diverse partite per la risoluzione di alcune problematiche relative al trasferimento, e in maniera più importante Mariano Izco, capitano che resterà sempre nel cuore dei catanesi, ma quasi sempre in difficoltà (purtroppo). ... E GARRA - Dicevamo di Welbeck, dicevamo della "garra" di Rosaia: insomma, parliamo di un centrocampo che partita dopo partita funziona sempre più facilmente, a supporto di una manovra nelle ultime gare del 2020 più fluida e più "giocata". E' da qui, dalla mediana, che passa la definizione dell'identità della formazione di Raffaele, e l'allenatore rossazzurro lo sa bene: con il recupero effettivo di Dall'Oglio e qualche innesto di tecnica e qualità il quadro potrebbe essere completo. I presupposti per divertirsi e per archiviare questo 2020, che in mediana non è stato male, ci sono tutti.