Attesa snervante. Domani? Dopodomani?
A Pagani, domani, non pioverà: e non può che essere una buona notizia visti i precedenti. C'è un collegamento concettuale, e diretto, tra quello che riguarda la squadra e quello che riguarda il futuro societario: ciò che si rimanda, risposte, nodi da sciogliere, partite, prima o poi trova soluzione. Sul campo al Marcello Torre, dietro le scrivanie a Torre del Grifo, e non solo.
Ormai ci siamo, e per quanto sia giusto ribadire in premessa che o il 25 febbraio, o il 2 marzo (esempio), o comunque in futuro, ciò che conta è che questa trattativa si chiuda, giovedì sta arrivando e tutti avremo più chiara la situazione. Non è mistero, né può esserlo, che difficilmente la parola fine venga messa nella data prevista dal contratto preliminare: ma, come appena scritto, non è il "quando" che importa. Joe Tacopina vuole il Catania, la SIGI vuole cederlo: in mezzo il solito bailamme di indiscrezioni che trapelano da protagonisti più o meno coinvolti, ma sempre pronti a dire la propria. Inequivocabile resta la necessità di risolvere la situazione al più presto: e qui non può esserci mal di pancia, né incomprensione di sorta. Assodato che la risposta dei due creditori istituzionali, da quanto fatto sapere e come già noto, rimane conditio sine qua non per il buon esito della cessione, in attesa dell'arrivo dell'avvocato Salvo Arena (atteso tra domani e dopodomani) bisogna chiudere il cerchio ove possibile: il Comune di Mascalucia attende una controproposta già per oggi, ad esempio. Fondamentale fargliela trovare.
Tacopina attende? Ovviamente: vuole chiudere, ma con lucida attenzione. La fretta sta altrove, giusto: sia perché i creditori non aspettano, sia perché volente o nolente qualora non dovesse chiudersi presto la vicenda SIGI dovrà rimettere mano al portafoglio. E noi attendiamo, con voi, mentre i riflettori si spostano in maniera del tutto corretta su Paganese-Catania: una gara rinviata due volte e che alla fine bisogna giocare, finalmente. Concettualmente quanto sta avvenendo dietro le scrivanie, con la gente (sì, "la gente", generico) che aspetta fuori, sfinita da una telenovela che ha stancato anche la stampa, che prova a pensare solo al campo, ma che alla fine si guarda intorno e dice: "Ma ancora nulla?". No, ancora nulla: speriamo per poco.