4-3-3: pregi, difetti e opportunità
L'entusiasmo ritrovato dalla piazza dopo la vittoria di domenica scorsa contro l'Avellino è travolgente, ma per evitare di 'cadere dal pero' davanti alle possibili, si spera evitabili, problematiche dettate dal finale di campionato è consigliato ragionare sui pro e contro del 4-3-3 e dell'atteggiamento tattico intravisto domenica scorsa. Degli aspetti positivi abbiamo già parlato, ma è giusto continuare a sottolinearli: la maggiore libertà dei terzini di poter spingere, la fluidità con cui hanno agito le catene sfruttando gli esterni alti e la bravura in transizione di Izco e Dall'Oglio nel trasformare l'azione da difensiva in offensiva. Ci sono però certamente ancora degli aspetti su cui mister Baldini dovrà lavorare con estrema attenzione, in vista soprattutto di quelle partite in cui l'avversario tenderà a chiudersi e ci saranno pochi spazi da sfruttare in ripartenza.
Il primo dato evidente è quello relativo alla difesa che ha palesato ancora qualche amnesia soprattutto se attaccata sul lungo. Claiton e Giosa vanno in difficoltà quando costretti a difendere in maniera dinamica, e la linea a quattro, con maggiori spazi centrali, impone un feeling e dei meccanismi che devono essere ulteriormente oleati. Altro aspetto da monitorare nel centrocampo è l'assenza di un alter ego di Maldonado. Il play maker ha giocato bene (eccezion fatta per l'errore mortale) ma non deve sedersi sugli allori pensando che così possa bastare: può e deve fare ancora di più; il problema principale però riguarda l'assenza di un giocatore con le sue stesse caratteristiche, visto che Rosaia non sembra proprio un classico regista. Contro squadre che si chiudono, potrebbe pesare anche la mancanza di una mezzala con i piedi buoni, ed è per questo motivo che saranno quanto mai fondamentali i soliti Piccolo e Russotto.
L'unico reparto che sembra davvero adatto e ben assemblato per il tridente è quello offensivo (non a caso l'idea iniziale era comunque il 3-4-3), e la sensazione è che le caratteristiche di Sarao possano essere più utili alla causa, almeno in questa prima parte, rispetto a quelle di Di Piazza. Il lungagnone in avanti che lotta, apre gli spazi per i compagni e conquista punizioni può offrire più opzioni rispetto a Di Piazza che tendenzialmente gioca per ricercare la profondità e lanciarsi verso la porta. Ciò non esclude, però, che Baldini possa puntare anche sulle due punte, così come ha fatto a Trapani schierando spesso un esterno con la coppia Nzola e Pettinari, partendo col tridente, ma pronto a sfruttare anche il trequartista dietro le due punte. Insomma il cantiere è aperto e tra punti deboli e aspetti confortanti sarà importante che il Catania riesca a raggiungere il massimo possibile, mascherando con intelligenza i suoi difetti ed esaltando i pregi, così come è stato fatto perfettamente al Massimino contro l'Avellino. Il resto lo faranno i risultati e la fiducia che si potrà creare.