L'accontentarsi senza doversi ridimensionare
Quanto può pesare nell'economia di un campionato, e soprattutto della costruzione della propria identità, il non aver vinto ma senza l'eccessivo rischio di perdere? Chiedere a Toscano e ai suoi giocatori, all'indomani di un match che ai meno distratti ha raccontato parecchio del momento Catania a quattro giornate dall'inizio del campionato. 30 o 35 minuti di grande Picerno, forse contro pronostico, ma bisogna prenderne atto: senza dare demeriti ad un Catania che l'aveva preparata diversamente dal solito, anche solo per l'aver giocato per la prima volta con Inglese dal 1', e quindi con una punta vera. Senza innervosirsi dinanzi al palleggio quasi olandese dell'avversario, si attende, poi si comincia a mettere il musetto fuori e paradossalmente creando le più nitide palle gol della partita dopo la grande difficoltà.
E allora in una giornata dove la fatica è stata diversa, emerge la voglia di non prendere gol, e magari la maturità di fare esattamente quello che Toscano aveva chiesto alla vigilia: rimanere equilibrati sempre, capire che il punto si può anche accettare se non è corposo, ma non intacca morale e percorso intrapreso. E questo non significa certo ridimensionarsi, anzi. Vuol dire essere coscienti, consapevoli che esistono cose più importanti del risultato. Il Catania ci ha provato eh, l'allenatore cambia due volte il mediano accanto a Sturaro e butta gli attaccanti nella mischia perché ci vuole provare, ma senza concedere nulla e senza voler strafare. Nelle difficoltà l'identità della macchina resta la stessa, e questo resta il più celato, ma allo stesso tempo più importante, messaggio di ieri sera.