Editoriale: Ci risiamo...
d eccoci qua a dover raccontare di una crisi rossazzurra, ancora una volta, generatasi in maniera inspiegabile ed ingiustificabile. Non giriamoci intorno: il Catania è in crisi di risultati, di identità, di consapevolezza, di fiducia e di speranza. Il vero problema è che sembra essere una società in crisi, perchè in due anni il Catania di Pelligra ha perso di credibilità sul piano sportivo per la mancanza di risultati e di reale competitività; e ha perso di credibilità rispetto ad alcune promesse non ancora mantenute e limiti/paletti palesatesi negli ultimi mesi. Il risultato finale di 3-2 non deve indurre in errore ed edulcorare una partita che è stata buttata via nel primo tempo con un 3-0 umiliante. Purtroppo la fiducia nella capacità della società di uscire da questo momento difficile non può essere altissima perchè la storia, seppur breve, ha dimostrato che non si riesce a trovare la soluzione ma la presenza di Faggiano e Toscano è l'appiglio a cui aggrapparsi. Qualcosa però di certo non va. Ancora una volta
Ma come è possibile tutto ciò? Ciò che è veramente inspiegabile è il trend di una squadra che fino alla nona giornata, nonostante un calendario complesso, aveva la media di 1,9 punti a partita. Oggi la media è di 1,5 punti, i rossazzurri non vincono da cinque giornate nelle quali hanno subito 7 gol, rispetto ai 5 delle nove precedenti. Perchè il Catania si è sciolto in questo modo incomprensibile, cosa è successo nell'ultimo mese? La prima spiegazione che viene in mente è che la situazione complessa causata dall'estate e dagli infortuni fosse stata “ammortizzata” da Toscano e dai giocatori, ma alla lunga le difficoltà siano esplose; poi viene in mente che l'assenza forzata, purtroppo, del Direttore Sportivo alla lunga si sia pagata; può venire in mente che la società non abbia le idee molto chiare, ma l'unica verità è che è la società stessa a dover trovare le cause dei problemi, e le conseguenti soluzioni. La società deve valutare se la causa è la sfortuna; se è la guida tecnica; se sono i giocatori, la loro personalità, le loro condizioni fisiche; o altro. La situazione più grave sarebbe se il problema fosse la società stessa.
L'unica cosa purtroppo vicinissima alla realtà è che il Catania visto a Crotone è stato molto simile al Catania visto altre volte nella passata stagione, per esempio se ricordate nella gara di Avellino. Buon approccio per cinque minuti, poi difesa molle, svarione e gol subito; poi depressione, altri svarioni e partita compromessa. La squadra avversaria si sente appagata, tu provi a tornare a casa in maniera meno umiliante, ma in fin dei conti non ci riesci. Perchè a Catania essere in Serie C noni dopo 14 giornate con nove punti di distacco dalla prima e senza vittorie da cinque turni è umiliante. Facendo un passo indietro dobbiamo dire che il sottoscritto per primo (ma seguito da tanti altri) pensava che quest'anno difficilmente avremmo fatto gli stessi discorsi della passata stagione, perchè nonostante i limiti spesso contestualizzati, lo spessore della squadra e la caratura del tecnico sembravano poter compensare il gap, ma ad oggi ogni parziale certezza ha perso consistenza. Catania naviga a vista, in campo e probabilmente anche fuori dal campo. Investimenti, vittorie e promozioni è vero, non sono obiettivi scontati, però oggi sembrano tutti distanti dalla portata del club rossazzurro, ma il perchè come detto deve conoscerlo per prima la Società.
Adesso all'orizzonte ci sono il Trapani e l'Avellino, ma dire che “bisogna dimostrare la vera natura della squadra”; "bisogna trascinare il Massimino"; “sono le occasioni migliori per rifarsi” equivarrebbe a utilizzare frasi fatte sterili perchè ripetute ormai troppe volte. E' dai tempi dell'ultimo anno di Serie A che si parla di “bivi” e “svolte”, ma come ha detto Toscano è meglio stare zitti e semplicemente fare qualcosa che sia diametralmente opposto a quanto visto nelle ultime cinque giornate da parte della squadra e nell'ultimo anno dalla società.