Editoriale: "non si gioca a Monopoli"
Catania impreciso: non gioca, non diverte, ma non perde...
C'è chi gioca a Monopoli vendendosi un rene pur di costruire un albergo nel ‘parco della vittoria’ e c'è chi gioca a Monopoli scommettendo sulle proprie idee pur di costruire azioni dal basso, pressare con tanti uomini nella metà campo avversaria e dimostrare di essere una delle squadre da battere. C'è anche però la volta in cui interviene la mamma perchè è troppo tardi e non si può proprio giocare a Monopoli. Ecco fantasticando diciamo che una mamma virtuale ha impedito alla formazione di Tabbiani di divertirsi perchè Il Catania ci ha provato ad interpretare la seconda opzione ma stavolta non ce l'ha fatta, anzi è passato sotto una trivella biancazzurra che ha pressato costantemente gli etnei. Mai uno stop preciso, mai una palla difesa bene, una quantità di errori su appoggi anche elementari impressionante e, a conti fatti, una prestazione lontana anni luce rispetto all'esordio e qualche migliaia di migliaia di chilometri rispetto a domenica scorsa.
Di certo le incognite non mancavano… la prima gara in trasferta senza pubblico a sostegno, il primo turno infrasettimanale senza poter rifiatare dopo le fatiche di domenica erano potenzialmente dei rischi, ma era difficile ipotizzare così tante difficoltà contro il Monopoli. Dal punto di vista fisico il Catania non è mai arrivato per primo sul pallone e troppi elementi di Tabbiani sono sembrati scarichi, nonostante il tecnico abbia evidenziato maggiormente i difetti tecnici che quelli fisici. Le tante partite ravvicinate non possono che essere un ulteriore pericolo perchè senza forze viene meno anche l'intensità e di conseguenza può venir meno l'identità voluta da Tabbiani. Ecco fa riflettere proprio il volto così diverso degli etnei rispetto alle aspettative, perchè dopo i complimenti al Picerno arrivano gli applausi per l'aggressività del Monopoli ma per in casa Catania tutto ciò equivale ad un passo indietro nella costruzione della fisionomia e dunque bisogna riflettere e lavorare.
La riflessione verte sul motivo per cui il Catania non è riuscito ad esprimersi come avrebbe voluto e soprattutto su come gestire al meglio le forze. La bravura di Tabbiani nell'inserire Quaini e abbassarlo sulla linea dei difensori in fase di possesso, creando superiorità laddove era possibile abbassare i ritmi, è stata una mossa azzeccata però se abbiamo imparato a conoscere il tecnico ex Fiorenzuola, il suo spirito non sarà del tutto sereno. C'è comunque qualcosa da salvare: il risultato. Non hai giocato bene, ma non hai perso. Se si segue il diktat del tecnico che ha dichiarato di volere prestazioni più che risultati, non va bene così, ma ragionando con la lucidità dettata dal contesto, alla fine non perdere è stato importante, perchè un'eventuale sconfitta non sarebbe arrivata dopo un'ottima prestazione come avvenuto contro il Crotone… e dunque apriti cielo. Le incertezze e le perplessità avrebbero preso il sopravvento, ed invece non è così perchè Chiricò e compagni tornano a casa non sconfitti e con la possibilità di lavorare mediamente tranquilli. La sfida con il Foggia, però, adesso diventa molto importante per capire come verranno gestite le difficoltà, per capire il vero valore di tutta la rosa e ritrovare la giusta verve davanti al proprio pubblico.