"I want you": Catania a stelle, strisce e sogni
Di fatto, sì: potrebbe essere una svolta epocale. E per epocale intendiamo qualcosa che va oltre persino quei discorsi triti e ritriti sull'impossibilità, per un catanese, di progettare qualcosa di calcisticio che strizza l'occhio ai sogni, di solito destinati ad altre piazze. Facciamo presto a dire "non pensiamoci troppo": la realtà dei fatti racconta che Catania, per sempre grata alla SIGI per aver compiuto l'impossibile, sta aspettando Joe Tacopina come lo spunto di redenzione atteso e meritato da anni, e da troppo tempo riposto e sigillato in un cassetto.
Fedeli al concetto di "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco" (o se volete, del più familiare "Ancora ha nasciri e si chiama Cola"), attendiamo come voi risvolti realtivi alla trattativa che, salvo complicazioni ed eventi straordinari, porterà all'ingresso dell'avvocato statunitense e del suo entourage nel Catania (come vi abbiamo raccontato), che alle strisce rossazzurre aggiungerà le stelle: un po' a mo' di speranza, un po' a mo' di monito per quel che verrà. In tutto questo c'è poca filosofia: alla SIGI, come già ampiamente scritto, raccontato e ricordato, va dato l'immenso e impagabile merito di aver salvato una matricola e una storia, ridando loro senso e credibilità in pochi mesi, in maniera tangibile. Ma bisogna essere realisti: un'opportunità del genere va sfruttata senza se e senza ma, soprattutto pensando ad un momento che non vede possibilità di introiti all'orizzonte. Insomma: il futuro parla un misto tra catanese, italiano e inglese, che sia esso condito da slang o maccheronico. Prima si chiude, meglio è, anche e soprattutto in vista di un periodo che non sappiamo ancora se temere, ripudiare o soffrire: il Covid ha cambiato le nostre vite a tal punto da perdere qualsiasi facoltà critica sul presente.
Però, ecco, sì: accelerare e "chiudere" la trattativa con Tacopina prima di un futura "chiusura" di altro genere (che speriamo per tutti non arrivi) è la nuova priorità aggiunta al percorso del Catania. "America, me senti?", chiederebbe l'Albertone nazionale: "purché si faccia presto", aggiungiamo noi. Tra le stelle e le strisce della nuova pelle, che è anche la prima proprietà straniera della storia del club etneo, e più in generale da fine luglio, ci siamo riscoperti tutti sognatori: è l'indefinibile dono a chi ci ha creduto fino in fondo e che adesso vede rinascere ideali che sembravano troppo lontani. Persino proibiti, a volte. Per sicurezza, e per non farci trovare impreparati, consigliamo un corso di inglese-americano: ai sogni ci penserà il tempo.