Editoriale: “Confusi e sfiduciati”
Confusione e scelte sbagliate hanno ucciso l’entusiasmo
Partiamo dalla fine, dai fischi, dalla contestazione e dai fumogeni, da un qualcosa di inevitabile per quanto visto in campo e per quanto subito nei primi due mesi di calcio professionistico del nuovo Catania. Se il 19 marzo, davanti ai fuochi d’artificio che in Piazza Europa salutavano il pullman alla fine della processione, qualcuno avesse anche solo lontanamente pronosticato la situazione attuale sarebbe stato esposto come minimo al pubblico ludibrio al suono di “cucca”, “aribbattuto”, “strisciato”. E invece eccoci qua ad assistere all’omicidio dell’entusiasmo e al crollo della fiducia andati in scena in un crescendo rossiniano culminato con una sconfitta che nel secondo tempo ha preso i contorni dell‘umiliazione di fronte all’impotenza rossazzurra.
Come è potuto succedere? Scelte sbagliate da parte della dirigenza e nessuna ammissione pubblica di ciò hanno portato ad un rapporto attualmente incrinato che solamente una svolta tramite i risultati potrà riequilibrare, ma la squadra vista ieri sembra non essere in grado di giocare a calcio per 90 minuti. Azioni sporadiche e iniziative dei singoli hanno caratterizzato il primo tempo, senza riuscire a mettere la palla in porta anche se gli avversari ti dicono “dai segna”. Nella ripresa il nulla assoluto. Incommentabile e inaccettabile da parte della tifoseria. Sono sicuramente tante le concause, ma nonostante non si sia parlato apertamente di promozione, questo non può essere il campionato di un Catania che ha festeggiato con fuochi d’artificio e pullman scoperto la Serie C appena pochi mesi fa. L’ambizione generata (per quanto innata a Catania); l’odore fatto sentire da lontano di investimenti; i discorsi sullo stadio, sulla riqualificazione urbana; la sensazione di grandeur cozzano con ‘sostenibilità’, parte destra della classifica, sconfitte e mancanza di mordente.
Il pubblico è totalmente sfiduciato, così come ad oggi sono stati ”sfiduciati” i protagonisti rossazzurri a partire da Grella per arrivare al giocatore che ha accumulato minor minutaggio. Il calcio, il mondo, va così soprattutto se la piazza condivide la sensazione di confusione e mancanza di apparenti soluzioni da parte di chi comanda. La presa di posizione antecedente alla partita da parte di Grella non ha prodotto frutti (bisognerebbe capire bene l’esclusione di Rizzo), la conferma di Tabbiani non ha prodotto frutti, gli infortuni non si sono placati e la sensazione è che il progetto sia totalmente naufragato. Ad oggi però il Catania sembra voglia confermare Tabbiani.
Perchè non cambia nulla? Se il tecnico, appunto come sembra, dovesse essere confermato le motivazioni logiche potrebbero essere tre: voler mostrare solidità e credere testardamente ancora in un progetto; pensare che le responsabilità maggiori siano dei giocatori, ma non puoi nè cambiarli, nè metterli totalmente fuori rosa; non ci sono allenatori giusti decisi ad accettare una situazione così compromessa. Non ci sono altre motivazioni, così come non sappiamo quale sia delle tre quella giusta, ma la domanda da porgere alla dirigenza rimane: come dovrebbe risolversi questa situazione? Da chi, da cosa, come dovrebbe arrivare una scossa quando non c’è il minimo barlume di positività? Personalmente ad inizio campionato ero convinto che la strada intrapresa potesse essere quella giusta, ma ad oggi asserire un simile concetto vorrebbe dire non accettare la realtà, e ammettere l’errata valutazione è doveroso. Deve cambiare qualcosa per far rinascere la fiducia, che sia l’atteggiamento comunicativo della dirigenza; che sia il tecnico (la scelta sempre più facile); che sia l’esclusione di giocatori (vedi il primo anno di Gasperini all’Atalanta). Servono segnali importanti, magari nell’extracampo per rendere accettabile una stagione imperfetta. Non siamo noi a sapere e a decidere cosa si debba fare, ma qualcosa deve accadere, altrimenti dalla contestazione si passerà allo step successivo e peggiore: l’indifferenza.