Editoriale: “il miele, il Liotro e il Canguro”
Il Catania vince e sugli spalti valanghe di selfie
Non sempre si può vincere, e quando non succede, ovviamente, non si deve perdere e magari sfruttare pienamente tutta la straordinaria panchina di cui si dispone. Facile a dirsi, meno a farsi, ma per il Catania e Ferraro tutto gira nel verso giusto, anche e soprattutto nelle poche partite che si sono rivelate più ingarbugliate del previsto. Questo è ciò che è successo contro la Mariglianese, inspiegabile fanalino di coda che nel primo tempo aveva creato i presupposti per vivere una giornata di gloria, ma non aveva fatto i conti con la sfera di cristallo del tecnico del Catania. Ferraro sapeva tutto e il fatto che avesse “già visto” la partita è confermato dalla conferenza stampa della vigilia in cui aveva sottolineato come la possibilità di cambiare in corsa fosse la qualità principale del suo organico.
E così un primo tempo stregato, donatore di perle avversarie e rigori sbagliati, veniva cancellato dal triplo cambio del quarantacinquesimo, dall'ingresso devastante di Russotto, dalla personalità di Sarno e dal dinamismo di Palermo. Tutto secondo copione, così come i cambi di Ferraro che anche stavolta ha indovinato le mosse, compresa quella un po' forzata di sostituire il portiere per togliere dal campo Vitale. Una sostituzione un po' complessa, ma indispensabile perchè serviva un po' di verve in mediana; complessità che evidenzia l'assenza di un'alternativa di movimento come 2004 in ruoli diversi da Vitale. Altra cosa lapalissiana è stata la mancanza di difensori in panchina, evento rarissimo nel calcio, ma come abbiamo detto più volte, coerente con la superiorità netta dei rossazzurri.
Cosa aggiungere se non che il Catania ha vinto la dodicesima sfida al Massimino regalando un record da sogno; che il Locri continua a fare punti ma sbatte contro un muro; che gli attaccanti segnano a raffica e che la tifoseria è piena di entusiasmo. Catania è viva, almeno calcisticamente, e vuole tornare a splendere. L'unica nota un po' stonata, per rimanere in tema Sanremese, riguarda la favola del miele, il Liotro e il Canguro. No, non scomodiamo Esopo ma la dieci giorni di Pelligra a Catania ha evidenziato come tutta le componenti della città stiano facendo a gara per stringere la mano, abbracciare, legarsi al numero uno rossazzurro. Durante l'intervallo Pelligra era evidentemente provato da selfie e strette di mano, in una campagna elettorale partita già sui gradoni da parte di chi vuole ambire alla poltrona di sindaco e nel frattempo all'amicizia di Ross. Non solo la politica, però, come dicevamo tutta Catania, nel bene e nel male, ronza intorno a un Pelligra che attira come il miele, ma alla dolcezza e all’educazione di rito saprà anche abbinare l'attenzione per evitare amicizie inutili e perdite di tempo. Tutto comprensibile e logico in una città che è stata smossa dal vento australiano e che adesso deve intraprendere necessariamente la strada giusta, così come sta facendo proprio il Catania.