Peppe Di Stefano a Catanista: "ero rassegnato, adesso si muove qualcosa per il futuro"
Ai microfoni di Catanista è intervenuto il gioralista di Sky Sport, Peppe Di Stefano, per presentare il suo nuovo libro “Milanello - La casa del diavolo”, e analizzare tutto ciò che è successo e succederà al Catania. Ecco il suo pensiero:
“il Catania era in una situazione disperata e purtroppo prima o poi sarebbe arrivato questo momento. La mia disperazione era stata prima, quando avevamo perso la matricola, quando era saltato l'affare con Tacopina. Adesso siamo come gli altri, in una città che non è come le altre. Qualcuno qualche giorno fa mi ha detto che era impensabile prendere una squadra e dover affrontare da aprile a giugno 9 milioni di spese vive. Da quel momento mi sono rassegnato”
“Negli anni sono stati fatti tanti errori. Cosentino è un grande agente, uno dei top cinque, ma non era un dirigente, e lì è stato fatto il grande errore su una macchina perfetta. Da quel momento i litigi interni e quando un giocattolo si rompe è difficile. La Juventus ha debiti enormi, l'Inter e il Milan se non si fossero chiamate così sarebbero scomparse; queste squadre hanno le spalle larghe, tutte le altre purtroppo no. Io conosco bene quello che sarebbe stato l'amministratore delegato del gruppo Tacopina ed erano avanti, davvero avanti. E' stato un peccato, chi vuole venire a Catania vuole fare l'albergo a Taormina, lo stadio, ma è normale che sia così. Dobbiamo aprire le porte a chi vuole fare business, non è più solo passione, e Catania può offrire tanto per attrarre gli imprenditori”
“Futuro? Secondo me qualche imprenditore nazionale che sta facendo tutto a fari spenti si farà trovare pronto per la Serie D. Io so che qualcuno si sta muovendo, sta guardando, bisogna capire bene cosa dirà la Federazione e come funziona coi regolamenti federali. La cosa importante è che arrivi un imprenditore che magari può avere anche leggermente meno di un altro, ma abbia un progetto convincente. A Catania se fai un campionato di D di alta classifica riempi subito lo stadio. E' ovvio che chi si avvicina deve essere consapevole che i primi tre anni saranno a perdere”
“Un giorno Gianluca Di Marzio mi ha chiesto di scrivere un libro, io non ero convintissimo ma gli ho risposto che ci avrei pensato. Ho deciso di provare a chiedere ad un po' di persone con cui ho stabilito rapporti stando qui a Milanello da anni di raccontarmi degli aneddoti; ho chiamato Galliani, Allegri, Gattuso, anche Arcore. Prima ho aspettato che finisse l'Europeo, poi mi sono messo a scriverlo. Di notte mi veniva l'ansia, era come presentare un elaborato all'università, ma adesso sono contento perchè sta andando bene ed il mio obiettivo era trasferire qualcosa alla gente che andasse oltre la cronaca”