Editoriale: Catania "in Potenza"
Probabilmente Giuseppe Raffaele ha già il discorso di fine anno pronto, stampato e custodito gelosamente nel cassetto della propria scrivania. Nell'incipit avrà sicuramente fatto riferimento ad un 2020 che tutti ricorderemo come uno dei più disastrosi, socialmente parlando, da quando abbiamo iniziato a familiarizzare con il mondo. Poi, con sana e non becera provocazione, avrà fatto un accenno alla situazione che lo riguarda da vicino, scrivendo: "avete visto?".
Ora, è vero: manca ancora una gara prima di poter tirare le somme e aprirsi alla piazza con in mano il frutto del suo lavoro, a tratti fin troppo bistrattato, ma quel che arriverà mercoledì non può in alcun modo cambiare lo stato dell'arte. Il Catania e il suo allenatore in questa prima parte di stagione hanno fatto qualcosa di inaspettato persino per i più inguaribili ottimisti: il resto non rientra nella categorie di "cucche". No. Perché dopo un quasi fallimento e con una pandemia in corso solo un pazzo poteva immaginare quello che sul campo è un terzo posto in solitaria a un match alla fine dell'anno. I tifosi rossazzurri sanno pesare benissimo quanto fatto fin qui dal Catania, e del resto lo stesso Raffaele, che alla fine, a Potenza, farà intendere di non poter essere appagato. E figuriamoci: ne ha ben donde. Il gol di Sarao, ad esempio, fa venire fame, come alcune combinazioni: quello visto al Viviani, in fin dei contri, è stato l'ultimo dei Catania "in potenza", con sprazzi di ciò che dovrebbe essere sempre e che incarna alla perfezione l'essenza calcistica di Raffaele.
E magari dopo la partita contro il Catanzaro si presenterà in video con la lista infinita degli infortunati che da inizio stagione non gli permette, il più delle volte, di preparare al meglio la partita della domenica. Su questo bisognerà indagare, ma per forza: anche per alleggerire il compito al proprio staff tecnico. "Però, finché si vince...": e no! E' proprio questo che s'intende con "non essere appagati". Neanche del lavoro fin qui perfetto della SIGI, che ha salvato la matricola, costruito la squadra in fretta e guidato la stessa dietro due formazioni, Ternana e Bari, nate per stare lì. Il "potenziale" (dopo Potenza è un gioco di parole servito) per una narrazione a lieto fine è enorme.