FOCUS: vincere soffrendo, è (più) bello così
Guardare l'orologio e contare i minuti ancora da giocare. Ce la si era dimenticata questa sensazione? Sì, insomma, quel sostenuto patema d'animo che contro il Cittanova al Massimino, è tornato consegnando la tensione di un thriller dal finale incerto sino all'ultimo.
È stata solo la seconda volta in 27 partite giocate che il Catania ha segnato nei minuti di recupero oltre il 90', e la prima in assoluto in cui il gol è stato decisivo ai fini della vittoria. Del resto dominare il campionato è significato anche questo, imporsi ogni domenica, o quasi, in una sostanziale tranquillità: ma vincere soffrendo significa emozionarsi, allegare i sentimenti al momento vissuto. Che poi questo momento racconti un rigore concesso al sesto minuto di recupero, eleva il tutto al quadrato; al sentimento si unisce il destino, racchiuso in quel pallone tra le mani di un vero simbolo rossazzurro degli ultimi dieci anni, forse qualcosa di più: 10 come il numero sulla sua maglia; quella palla è troppo importante per poterla sbagliare, va solo trasformata in gioia, è il destino che si concretizza.
Ma questa è forse una visione troppo romantica, non si possono sbagliare tutte quelle palle gol quando c'è un +20 da conquistare, vincere così è poco pragmatico e non tanto bello. O forse si.