Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: Quasi tutto storto

Bisogna anche ammettere che qualche volta può starci: che non sempre gira tutto bene. Che nel calcio la fortuna è relativa e che puoi metterci tutta la "garra" del mondo, ma se sbagli, paghi. Per il Catania al Pinto oggi è andato "quasi" tutto storto: o almeno, la squadra di Raffaele ha fatto parecchio perché andasse "quasi" tutto storto. Quasi, ma sulle cose da salvare ci arriviamo con calma. Non si può sorvolare sugli errori: sulle disattenzioni difensive culminate (perché non l'unica) con il "tutti giù per terra" al momento del gol di Cuppone, che ha sostanzialmente vanificato una prestazione tutto fuorché da buttare. Anzi. Criticare un gioco che finalmente "si fa vedere" sarebbe un'uscita a vuoto al pari di quella di Confente. Che peccato. Ma davvero, non per mera retorica: perché sì, il Catania ha giocato a calcio (con un 4-4-2 mascherato dal 3-4-3 della distinta) con quella qualità in avanti che gli si richiedeva in più occasioni. Dipende esclusivamente da Piccolo? No, ma anche: e fateci dire una cosa. Che giocatore: tocca palla come quasi nessuno in rosa sa fare, illuminando e concludendo in maniera sempre pericolosa. Il problema, allora? E' che questa gara si poteva tranquillamente vincere e alla fine torni a casa con nulla in mano e tanti rimpianti: con un rigore sbagliato, che al netto della realizzazione in seconda battuta contro la Viterbese è il secondo consecutivo da Sarao, con un rigore che andava fischiato, vero anche, ma soprattutto con la sensazione di non aver fatto quello che potevi fare. Torni con nuovi dubbi relativi alla preparazione, visto l'infortunio di Pecorino, e con un concetto: serve freschezza dal mercato. Arriverà? Sicuro: intanto, dopo aver analizzato orrori che speriamo di non rivedere più, preferiamo ripartire da un'immagine. La voglia di Manneh di colpire di testa un pallone alto in area di rigore negli ultimi minuti, sperando sia quello vincente: che poi è la voglia del Catania di rimettere in piedi una partita, quella di oggi, che avresti potuto vincere e in cui è andato quasi tutto storto.