Ferraro e Catania, dietro un abbraccio...
L'abbraccio tra Vincent Grella e Giovanni Ferraro, al termine dei festeggiamenti sotto la pioggerellina all'unisono con gli scroscianti applausi dei 20.000 al Massimino, un momento di sincera dolcezza che sa di "ringraziamento" reciproco: per aver rispettivamente permesso la costruzione di una rosa extracompetitiva ed averla condotta al porto. Perché il Catania poteva anche rischiare di rivelarsi un Titanic, imponente ma incapace di arrivare in porto senza un capitano adeguato. Insomma, vincere è sempre un'altra cosa.
Giusto allora, abbracciarsi e raccogliere gli omaggi, senza preoccuparsi di un futuro ormai presente che potrebbe rivelare una mini rivoluzione richiesta dalla difficoltà dettata dal professionismo. Il mister Ferraro ha rappresentato determinate garanzie in una D stravinta con il lavoro, e la società l'ha scelto perché maestro di silente applicazione: però la C è un campo di battaglia ancor più difficile da interpretare, la piazza non l'ha scordato, anche perché vieta per definizione ogni sentore da "favorita" per la vittoria finale come poteva succedere tra i dilettanti. Potrebbe dunque essere necessario qualcuno dai modi altrettanto pacati, che conosca molto bene la categoria ed offra allo stesso tempo più concretezza tattica nei momenti più complicati, che lo staff tecnico quest'anno non ha potuto vivere per superiorità manifesta, ma inevitabili e propedeutici nel processo di crescita futura.
Mancano ancora 90 minuti più la poule scudetto, il tecnico rimarrà sempre nella storia del Catania, ma in quell'abbraccio sembra esserci tanto sapore di prossimo addio oltre alle congratulazioni, nonostante le vie che si dividono dinanzi a loro siano rosee grazie ad una stagione di rinascita e record.