Editoriale: Insoddisfacenti
Il Catania perde clamorosamente, rovinosamente, incredibilmente, vergognosamente, dando vita ad un tonfo le cui ripercussioni potrebbero essere devastanti. Potremmo iniziare l'editoriale con centinaia di riflessioni, ma la verità è che l'unico pensiero comune a tutti tifosi al triplice fischio finale è stato: “Ma come si può mai essere soddisfatti di questo Catania?". Il riferimento è alle dichiarazioni di qualche giorno fa del Vicepresidente Grella che da un lato pretendeva sei punti e dall'altro, immedesimandosi nella tifoseria, si era detto soddisfatto e positivo per il futuro. Beh non si può essere soddisfatti se il Massimino è una terra di conquista; se ti ritrovi a 9 punti dal primo posto sprecando tutte le occasioni; se ricevi un punto di penalizzazione; se per la fideiussione scendi in campo con Carrarese e Sorrento senza poter far giocare tutti i tuoi acquisti; se sacrifichi la Coppa venendo umiliato; se il tuo Presidente ti promette un centro sportivo, una riqualificazione urbana, uno stadio nuovo, un progetto sulle giovanili, un logo, investimenti faraonici, e alla fine ciò che hai sono solo promesse. Le opinioni possono essere variegate e devono essere rispettate, forse c'è anche chi venerdì scorso sarà stato solidale con il pensiero del massimo esponente in loco della società che però, speriamo, oggi sia profondamente insoddisfatto di tutto ciò che sta producendo il suo Catania.
La seconda riflessione che sgorga da animi irrequieti dopo l'ennesimo smacco riguarda la mancanza di cognizione delle potenzialità della propria creatura. Se Grella era ottimista e Toscano aveva chiesto già prima della Cavese di pensare solo a vincere e fare più punti possibili fino alla sosta, beh le ultime due gare casalinghe lasciano basiti. Le richieste del proprio allenatore cadono nel vuoto e l'esaltazione della vittoria contro il Taranto poteva essere utile solo a chi aveva bisogno di incensarla. E' tutto estremamente fragile, le speranze, le aspettative così come le promesse. E' vero, come dice Toscano, il Catania non è mai stato al completo, ma la situazione è questa e sperare che un giorno possa esserlo diventa quasi utopistico. Quindi? Quindi tutti devono cospargersi il capo di cenere, dai giocatori, allo staff, alla dirigenza, ed infine o per prima, alla proprietà.
Nella gara contro il Potenza le scelte di Toscano hanno fatto discutere, ma probabilmente si commetterebbe un errore se si riducesse tutto all'analisi del perchè Inglese non abbia giocato dal primo minuto. Le responsabilità dell'ennesimo campionato apparentemente buttato sono da ricondurre ad una gestione della società quantomeno superficiale. Superficiale è stato l'approccio di giugno, superficiale è stata la gestione della “questione fideiussione”; I limiti e paletti creati sono stati superficialmente minimizzati in una conferenza stampa in cui non si è fatto neanche menzione del punto di penalizzazione; ogni promessa è stata fatta in maniera superficiale; ma l'intera essenza del fare calcio a Catania probabilmente è stata interpreta in maniera troppo superficiale e semplicistica. Ricordiamoci sempre che le responsabilità sono gerarchiche e la scelta di chi deve gestire arriva proprio dall'Australia dove comunque non si sarebbe in grado di mettere in discussione nessuno, sia perchè il vincolo è molto stretto, sia soprattutto perchè comunque Pelligra non avrebbe cognizione di come prendere in mano la situazione.
E' vero che non si deve essere disfattisti, soprattutto perchè il Benevento ha il merito di alimentare speranze laddove non dovrebbero più essercene, ma non si può neanche dover fare sempre i conti con aspettative che si rivelano puntualmente troppo alte. La realtà dice che il Massimino non fa paura a nessuno e che i giocatori e gli allenatori che sposano i progetti rossazzurri sprofondano in un abisso. Troppo spesso si attribuisce la responsabilità alla piazza, alla stampa e alla negatività, quando in realtà quest'ultima scaturisce solo da reiterati risultati deludenti che mettono a dura prova la pazienza. Catania è stanca, stremata e depressa, così come una società che non sembra neanche avere la forza (mentale ed economica forse) di mettere i giocatori davanti alle loro responsabilità e pretendere risposte. Adesso il terreno è bruciato, così come i guanti di Adamonis, e pensando a lui come ad altri la domanda è: come scenderanno in campo domenica prossima, consapevoli dei fischi e della disapprovazione del proprio pubblico? E poi, come arriverà Pelligra a Catania? Il tempo dei giri di campo è finito da un po', quello delle parole in libertà pure, venire a Catania e fare qualcosa per il Catania deve avere un senso molto più profondo e concreto. Intanto il tempo passa e la storia è sempre la stessa.