Editoriale: “E poi… Applausi”
Dopo affanni, cadute, umiliazioni e incertezze venne il tempo degli applausi. Applausi scroscianti, così convinti da far invidia ad una Dea (ripensando a Bergamo), figli di una prestazione praticamente perfetta al cospetto di un avversario di tutto rispetto ma ‘maneggiato' nel miglior modo possibile. Tutti sapevano che il Catania visto sabato scorso contro l'Atalanta U23 non sarebbe bastato nel confronto con l'Avellino, ma in pochi sapevano quale sarebbe stata la fisionomia e l'atteggiamento degli etnei. Alla fine è venuto fuori il Catania formato ‘grandi appuntamenti’, quello che prova ad aggredire l'avversario e che rimane in partita per tutti i novanta minuti, ma stavolta la novità più importante è che questo Catania non ha concesso praticamente nessuna palla gol agli avversari.
Difensivamente i rossazzurri hanno disputato la miglior partita stagionale, non concedendo nulla, trascinati da un sontuoso Quaini che ha annichilito il capocannoniere del campionato con destrezza e fisicità. Un passo avanti che non sappiamo se escluderà futuri indietreggiamenti, ma può essere un appiglio importante già per la gara di ritorno. Ciò che è certo è che Zeoli aveva visto giusto sia sul posizionare l'ex Fiorenzuola in quella zona di campo, sia nel puntare tutto su Cianci modellando un vestito sulle sue misure. L'attaccante rossazzurro è uno di quei giocatori in stato di grazia ed il Catania non può prescindere da lui, così come lui non può prescindere da Di Carmine. Altra trovata di Zeoli che non verrà abbandonata. Insomma i meriti vanno distribuiti quasi equamente, ma ripetiamo ancora una volta (i rituali nel calcio servono sempre) che non è stato fatto niente.
L'uno a zero è un ottimo risultato poichè il Catania ha fatto ciò che serviva al cinquanta per cento, cioè vincere almeno una partita, ma c’è da fare ancora un po’ di strada sterrata. Ora c’è l'altra parte dell'impresa perchè nonostante il secondo tempo abulico e rinunciatario, l'Avellino rimane un avversario estremamente temibile, ma adesso i Lupi sanno che anche il Catania può esserlo. Ecco si deve trasformare ancor di più quella pericolosità da potenziale a letale, una trasformazione che forse potrebbe avvenire con ripartenze chiuse con cinismo, ma certamente senza pensare ad una gara di barricate e solo fortino difensivo, perché in quel caso il rischio di capitolare sotto la pressione costante sarebbe troppo alta. Tello e compagni devono giocare sulla base di quel minimo di identità creata dal loro tecnico, non tanto un'identità di gioco, quanto di carattere e voglia di incidere ed essere aggressivi. Il Catania del primo tempo di Bergamo e di ieri sera ha questo dna che dovrà essere messo in campo obbligatoriamente al Partenio. Applausi e gloria non sempre vanno di pari passo, non sappiamo cosa succederà al Catania, ma di sicuro giocando come nella gara d'andata qualunque risultato da qui in avanti verrà accettato senza fischi.