Le promesse del Comune e le paure della piazza
Tre punti fermi nel verbo del Comune da rispettare. La piazza attende...
In un clima di diffidenza e preoccupazione, Catania attende il suo bando per capire in primis se tutte le promesse pronunciate dai rappresentati comunali verranno rispettate. Ad oggi sono tre le regole auree annunciate sia dal Sindaco facente funzione, Bonaccorsi, che dall'Assessore allo Sport, Parisi:
1) Non verrà data disponibilità al trasferimento di titoli da altre piazze
2) Si vigilerà per evitare errori del passato
3) La manifestazione di interesse verrà pubblicata entro fine maggio
Tre semplici prese di posizione che ad oggi vengono interpretate in maniera ambivalente dalla popolazione etnea, con chi nutre piena fiducia, chi a metà, e chi invece quasi per niente. Per quanto riguarda il terzo punto, non si può fare altro che aspettare ancora fino a martedì prossimo, considerando ormai conclusa, o meglio mai sostanzialmente esistita, l'interlocuzione iniziale con la Federazione. “Il bando è pronto ed è stato condiviso con Gravina” è stato dichiarato, quindi tutto teoricamente dovrebbe avvenire facilmente.
Sugli altri due punti la riflessione deve essere trasversale e riguardare non solo la sicurezza del futuro del Catania, ma anche il futuro politico di chi prenderà la decisione. E' noto, infatti, che lo sport è un generatore di voti e consensi, ma può diventare anche la pietra tombale quando le decisioni non sono condivise dalla comunità. Ecco perchè dare spazio a un “Catania arribbatuto” sarebbe un boomerang inimmaginabile per i rappresentati della città; così come permettere a chi ha fatto morire il Catania di ripresentarsi, anche solo indirettamente, per provare a mettere le mani sul club o su Torre del Grifo.
Insomma il Comune ha una grande responsabilità, e lo sa. Per questo tutto dovrà essere fatto in modo minuzioso ma celermente, con la speranza di evitare passi falsi e allontanare definitivamente le preoccupazioni che ad oggi attanagliano la piazza. Ah poi c'è anche il discorso sul ‘Massimino’, ma quella è un'altra storia…