Futuro Catania: bisogna muoversi
"A cira squagghia e u santu non camina": noi siamo sempre qui a scriverne, voi sempre lì a leggerne. Se fosse un amore, saremmo felici di parlarne ancora, e ancora: il problema è che manca davvero poco perché si trasformi in dramma.
Bisogna muoversi: punto. Non c'è quasi più il tempo materiale per programmare la prossima stagione calcistica: ma quando c'è in gioco il futuro di un società, figuriamoci, chi meglio dei tifosi del Catania può dirlo viste le recenti stagioni, tutto il resto, giocatori, allenatori, ampi progetti tecnici, passa in secondo piano. Quando in ballo c'è l'inequivocabile pericolo di non incrociare i nostri sguardi domenicali con fare sereno e tattico, quando in ballo c'è la sopravvivenza stessa di quel club, con annessa passione, il contorno, perché contorno diventa, non conta quasi più nulla. Il tempo è quasi scaduto: e a niente possono riunioni "carbonare" (non siamo mica dal nostro amico GG Bistrot...), tentativi approssimativi dell'ultim'ora, sforzi e miracoli di chi può facilmente passare da "salvatore della patria" a "carnefice". C'è una strada: Joe Tacopina. E va avanti da un anno: che non è cosa da poco, se si pensa ai diversi passaggi compiuti dallo scorso luglio (riunioni tecniche tra legali, incontri, offerte, valutazioni, contratto preliminare). Ciò che si è fatto in un anno può essere fatto in quattro e quattr'otto dal primo che passa, interpellato e chiamato in causa in incontri più o meno seri, con frange di ribelli e realtivi legali? Se sì, diteci come. Poi, però, fatelo seriamente: perché il tempo non permette alcun passo falso. Se si scivola, si perde tutto.
E con la cera sciolta è un attimo: sappiamo, come sanno tutti, che nelle prossime ore potrebbero esserci novità da Tacopina. Dopo queste ci si siede e si cerca, e trova soprattutto, un accordo: i dissidenti? Se ancora esistono, amanti del rischio della rivolta pubblica, familiarizzino con l'idea che questa è l'unica via: Tacopina? Capisca, se non dovessero arrivare ulteriori risposte dai creditori istituzionali, che più in là di questa o della prossima settimana non si può proprio andare, e che potrebbe essere già tardi anche per lui (a proposito, bisognerà, un giorno, chiarire perché abbia deciso di non prorogare il preliminare). Se vuole il Catania deve dimostrarlo: i proclami, i soliti, sull'attaccamento valgono meno, concretamente, degli 800mila dollari consegnati al Catania. Serve altro: meno charme, più sostanza. C'è anche un passaggio in Tribunale, fondamentale, da fare per assicurare un futuro al Catania: non è più il momento di riunioni "carbonare" e peripezie varie. Non lo è più da un po'.