Editoriale: è destino, a Pagani non si gioca...
Quando il destino si impunta c'è poco da fare: a Pagani non si doveva giocare, e così è stato. Prima ci aveva provato l'acquazzone, poi la tempesta perfetta, e alla fine sono stati i protagonisti del match a scendere in campo scordandosi però di giocare e limitandosi ad evitare passi falsi e disattenzioni (discorso valido per molti tranne che per Tonucci). Il Catania visto a Pagani ha deluso tanti tifosi rossazzurri per il modo in cui è arrivato il pari, senza tiri in porta, senza agonismo e senza giocate interessanti, ma è necessario proprio oggi mantenere la calma.
Partiamo da un concetto di base e cioè che a nostro avviso il problema non riguarda un disinteresse nei confronti delle sorti della squadra. I giocatori rossazzurri hanno dimostrato in questi mesi un attaccamento importante ed una voglia di combattere che raramente si era vista negli ultimi anni. A Pagani la squadra è sembrata quasi impotente, fisicamente "depressa", ed incapace di aggredire con intensità e convinzione la metà campo avversaria. Adesso bisogna chiedersi il perchè, e per quanto ognuno possa avere la propria opinione, oggettivamente il tasso di infortuni e le condizioni fisiche precarie di molti sono un indizio non indifferente.
Pinto merita una statua per il solo fatto di rimanere in campo 90 minuti e se vi sarete accorti non ha quasi mai superato il centrocampo; Claiton sembrava affaticato ancor prima di togliersi la tuta; Russotto e Golfo hanno non più di 30 minuti nelle gambe, poi scompaiono. Questi sono dei dati di fatto che non possono passare inosservati, a cui ovviamente devono essere aggiunte altre analisi che riguardano invece i singoli (Albertini ancora inespresso e Rosaia non sufficiente), le scelte tecniche (la freschezza di Manneh forse sarebbe servita), ed una rosa composta da alcuni giocatori apparentemente marginali, come Izco e Reginaldo, che invece avrebbero dovuto dare una mano proprio in questo momento complicato.
Dopo cinque reti subite, dopo il rigore sbagliato oltre il novantesimo e dopo un pari senza tiri in porta la delusione nella tifoseria è forte, ma bisogna capire che oggi il Catania sta 'ammortizzando' il momento complicato. Gli etnei stanno cercando di prendere il massimo con il minimo della competitività, non per scelta ma per necessità e casualità, fermo restando che bisognerà capire se è solo sfortuna e c'è una componente di responsabilità in tutti questi guai fisici.
Pagani però, si sa fa rima con rinvio, e se stavolta il campo non ha potuto esimersi dall'accogliere le squadre, il rinvio nell'aria riguarda le vicende extracampo ed il closing con Tacopina. Il 25 si avvicina e, secondo le ultime indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione, difficilmente si potrà concretizzare la firma tanto attesa e programmata già nel contratto preliminare. Nessun allarmismo, però, perchè il rinvio non è causato da bufere o tempeste tropicali. Mancano alcune risposte fondamentali per chiudere l'operazione, con le parti che domani si incontreranno e di comune accordo decideranno di prolungare l'attesa in vista di una nuova data. La pazienza dei tifosi rossazzurri dunque è chiamata, ancora una volta, ad un atto di resistenza. Resistere davanti agli infortuni e al momento critico, e resistere davanti agli slittamenti per la chiusura della trattativa, con la consapevolezza che il Catania riprenderà il suo cammino sul campo e che il closing, alla fine, arriverà.