Editoriale: Troppo brutto per essere vero
A un certo punto abbiamo anche sperato finisse prima, tanto era l'imbarazzo generato da un contesto trasudante disagio sin dalle battute iniziali: come direbbero a Oxford, "ci abbiamo fatto il callo". Ma al peggio, si sa, non c'è mai fine.
La partita di Monopoli, chiamata inesorabilmente a far da pendant a una situazione generale drammatica, racchiude quest'ultima in novanta e più minuti: persino la spiega, per certi versi. La svogliatezza, ai limiti dell'apatia in alcuni momenti della gara, non può che far pensare a quel che accade fuori, con una squadra smembrata nelle viscere e ridimensionata delle fondamenta: basti pensare al centrocampo titolare sceso in campo al Veneziani, eccezion fatta per Maldonado composto dalle riserve di Welbeck e Dall'Oglio, Rosaia e Izco. Eh, sì: Izco. Sappiamo già cosa volete chiederci: il problema è che ce lo chiediamo anche noi, che leggendo la lista dei convocati siamo rimasti stupiti tanto e quanto voi, vedendo il nome di un giocatore che fino al giorno prima credevamo non fosse neanche in ritiro. Figuriamoci in campo alla prima di campionato. Sulla posizione dell'argentino, che per amore della maglia sta, amaramente, rovinando a suon di prestazioni non all'altezza del sufficiente il ricordo della sua carriera in rossazzurro in Serie A, occorrerà ricevere spiegazioni, se è vero, com'è vero (perché è vero) che Maurizio Pellegrino sta letteralmente "facendo i conti" con la lista degli ingaggi in mano per assicurare a Baldini questo o l'altro giocatore. Nel monte stipendi Izco, che com'è noto del Catania non è solo un giocatore, che spazio, margine e posizione ricopre? Qui ci fermiamo, in attesa di risposte.
Il ridimensionamento generale ha coinvolto anche Baldini, che ha accettato di buon grado una situazione al limite e che in poco più di ventiquattro ore ha cambiato la sua visione del tutto, passando dalla soddisfazione nella conferenza pregara ("Continua l’amalgama tra i giocatori nuovi e quelli che erano già qua. Ho avuto buoni riscontri") all'amarezza per essere stato privato dei pilastri della squadra in quella postgara ("E' logico che la cosa che più è emersa oggi è che questa squadra ha bisogno di giocare insieme, sono stati persi dei punti di riferimento importanti a livello di gruppo e di spogliatoio"). Insomma: anche lui sta soffrendo la drammaticità della cosa. O della rosa, ridotta all'osso e senza un difensore centrale in panchina alla prima di campionato, con Giosa non convocato per non rischiarlo perché in uscita, e senza una punta di ruolo eccezion fatta per il giovane Sipos (non era certo questa, la sua gara), con Reginaldo ai saluti.
A poco serve invocare il mercato, a tre giorni dal gong: se i problemi economici che hanno portato al ridimensionamento della squadra (se parte Piccolo sono sei i giocatori della formazione titolare-tipo dello scorso anno ad aver fatto le valigie) non hanno consegnato elementi d'esperienza al 28 agosto, difficilmente lo faranno il settantadue ore. Infine, il senso di svuotamento: negli sguardi dei rossazzurri in campo e nella piazza. Il campionato di vertice a cui faceva riferimento l'avvocato Ferraù lo scorso 23 luglio, cosa a cui credevano giusto in due o tre massimo ("non per male", ma come si fa a credergli dopo le tante promesse non mantenute?), non era pensabile prima, figuriamoci dopo aver toccato con mano la fragilità del gruppo: ridimensionato, in difficoltà, persino spaesato. Troppo brutto per essere vero.