Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: "Rovesciare" il destino

Nonostante “l’invasione di (extra)campo” di cui abbiamo parlato (e di cui continueremo certamente a parlare) si può giocare, si può gioire e ci si può ancora sorprendere: di questi tempi è già una notizia, viste le ultime settimane.

Alla fine sì: quella tra Catania e Sicula Leonzio è stata la partita delle occasioni sfruttate. E così d’altra parte doveva essere, sia per le premesse offerte dalle parole di Cristiano Lucarelli, che ha trasformato la Coppa Italia di C in effettivo e concreto obiettivo stagionale, sia per i presupposti consegnati dagli eventi e dalla voglia di recuperare alcuni singoli. Parlando di loro, in questa parentesi puramente calcistica: la “chilena” di Davis è certamente un passepartout importante per la porta che conduce al riscatto personale. Il ritorno al gol non è mai un concetto scontato: dentro ci sono sacrifici, ansie, preoccupazioni, maledizioni. Ai pali del portiere e non. Occasioni perse, soprattutto. E c’è da riflettere sulla scelta di Lucarelli, piuttosto che lasciarla passare inosservata: preferire Di Piazza a Curiale, con il primo squalificato per la prossima di campionato, sembrava una scelta quasi forzata. E invece no. In questo senso la doppia accezione della frase “la Coppa Italia non fa testo” ci offre ulteriori spunti di riflessione: da un lato è vero, a metà settimana la Coppa è la Coppa anche per la Sicula Leonzio ultima in classifica nel Girone C, i cui unici pensieri dal novantesimo in poi sono esclusivamente rivolti a quella “mission impossible” ricercata da mister Bucaro. La salvezza. Dall’altro una vittoria è sempre una vittoria: in campionato, in Coppa, in amichevole. Fa sempre bene.

Ci sarà da analizzare anche la prova di Francesco Lodi, schierato da mezz’ala in quel 4-3-3 che può servire da “prova generale” in ottica prosieguo di stagione, con un ottimo Noce e un frizzante Di Molfetta. Sì, questo Catania ha bisogno di bollicine e di brividi: a proposito. Vamos, Miguel. Prima presenza, porta inviolata e gran parata nel primo tempo: tenere alta l’asticella della competizione tra i pali può solo far bene, viste anche le recenti e buone prove di Furlan. Aspetto positivo. Il resto, più in generale, ribadisce il "suono" del silenzio: indistinguibile silenzio, di un Massimino vuoto che al di là dei settori chiusi è lo specchio di ciò che questa stagione non deve consegnare. Tra i pensieri di riscatto di un freddo mercoledì di fine novembre e una palla raccolta in cielo che vuole “rovesciare” il destino e le paure di tutti: e, almeno per novanta minuti, ci è riuscita.