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Mbende: il "gigante" dai piedi buoni

Quando si parla di "giganti" bisogna stare attenti a pesare il termine: sempre. La mitologia può essere un campo minato per tutti: storici e sportivi. Ancor più adesso, nell'era dell'inflazione dei termini calcistici: "gigante" è uno di questi, abusati e ridotti a puro aggettivo. Per Emmanuel Mbende, "gigante" di "soprannome e di fatto", essere chiamato in questo modo è diventata un'abitudine. Nel 2018 Leeuwarden venne invasa dai "giganti". Che detta così, può anche sembrare una storia assurda: non lo è. Lo scorso anno il capoluogo della Frisia, a nord dei Paesi Bassi, venne designato come "Capitale europea della cultura" insieme a La Valletta, e tra le attività di maggiore interesse i turisti scelsero la parata dei "giganti di Royal de Luxe", marionette francesi di dimensioni fuori dal normale che, sfilando per la città, ne raccontarono la storia. Il caso è tra i più rari: la parata si tenne tra il 17 e il 19 agosto. Il 17 agosto il Cambuur, che aveva appena contrattualizzato Mbende, è impegnato sul campo del NEC Nijmegen per la prima giornata di Keuken Kampionen Divisie: Mbende gioca da titolare tutti e novanta minuti, e all'ultimo di questi segna il 2-2 finale risolvendo una pratica non troppo semplice. Il giorno dopo il titolo dei giornali in città era ben che servito: "Il vero gigante di Leeuwarden". Soprannome che lo accompagnò per tutto l'anno trascorso al Cambuur.Ma per Mbende il calcio non inizia certo in Olanda. Può sembrare strano del resto per un '96 avere una carriera così densa di avvenimenti. Per Mbende il calcio inizia nel 2000: il 4 ottobre il suo Camerun è di scena allo Stade de France contro la Francia Campione del Mondo nella classica amichevole di inizio autunno. Alla rete iniziale di Wiltord, i Leoni indomabili pareggiano nella maniera più incredibile possibile, quella sera: Womé batte una rimessa laterale lunga in area di rigore, la palla rimbalza e finisce dalle parti di Patrick M'Boma che si coordina e batte Létizi in rovesciata. "Quel gol mi ha spinto a diventare un calciatore", ha spiegato negli anni Mbende. Insolito per uno che farà il difensore centrale. Aveva 5 anni e un futuro ancora indescrivibile.Nel 2006 in Germania si parla solo del Mondiale: e la vita, neanche troppo casualmente, lo porta a Bochum proprio durante la competizione. Direttamente nella regione della Ruhr, a una ventina di minuti da quello che diventerà il centro della sua crescita: Dortmund. Nel Borussia Mbende cresce bene: è sempre il più alto della rosa, sin dall'adolescenza, ma l'ultimo anno della sua esperienza nelle giovanili giallonere coincide anche con il peggiore della gestione Jurgen Klopp in prima squadra. Ergo: poco spazio per i giovani, in una rosa che in Bundesliga fa acqua da tutte le parti. E infatti, prende le valigie e inizia a girare. Delle sue esperienze al Birmingham e al Chemnitzer, di nuovo a casa, bisogna ricordare le parole dell'allora tecnico del Birmingham, Gary Rowett, al momento del tesseramento di Mbende: "Tecnicamente è un giocatore molto buono: non abbiamo in rosa un difensore under 21 così alto e forte". Ma la sua esperienza in Inghilterra dura poco. In Germania va meglio: in Olanda ritrova se stesso.Dopo quel gol al NEC Nijmegen, accennato prima, il "gigante di Leeuwarden" giocherà 25 delle 38 giornate di campionato (26 in totale), eccezion fatta per due di queste, tutte da titolare. Negli anni ha saputo coniugare altezza e forza fisica con la tecnica di un destro educato: ma il bello viene adesso. "Everything's happen for a reason". "Tutto accade per una ragione", esclama Mbende rivolgendosi ai giovani: il Cambuur il 22 maggio viene eliminato dal De Graafschap in semifinale Playoff, "a tanto così" dalla promozione in Eredivisie. "A tanto così" è un concetto che il Catania conosce bene, se si ripensa alle ultime due stagioni, finali (e semifiniali) comprese. Ed è da qui che riparte la corsa di Mbende: dalla Sicilia, da Catania, dall'Etna. Patria e terra mitologica di "giganti", pronta ad accoglierne un altro.